Strehler e Bertolazzi

Per un “teatro nazionalpopolare”

Ci piaceva che l’ex ufficiale degli alpini Bertolazzi, poi segretario comunale e notaio, preferisse frequentare non i salotti, ma la Milano della povera gent. Già per questo sentivamo che era dei nostri. E ci piaceva che avesse l’umiltà e il gusto del dialetto.
Giorgio Strehler

Il teatro di Carlo Bertolazzi (1870-1916) offre a Giorgio Strehler lo spunto per approfondire due aspetti fondamentali nella ricerca del Piccolo Teatro: la lingua e il realismo.

Lulù (in scena nel 1953), L’egoista (1960) e, soprattutto, le due edizioni del Nost Milan (1955 e 1979) se, da un lato, come ammesso dallo stesso regista, accendono i riflettori «sul problema del linguaggio: rapporti tra dialetto e lingua, rapporti tra lingua parlata e lingua letteraria», dall’altro, indicano una possibile via al realismo nel repertorio teatrale italiano. Una strada che possa arrivare a un pubblico il più ampio possibile, senza discriminazioni di classe, attraverso un teatro che «sia al tempo stesso teatro d’arte e strumento di cultura “per tutti”».

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